24 novembre

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  1. Titien Luc LaRoche
     
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    Il bordello era affollato come al solito, a quell'ora. Il cambio della guardia mandava un'ondata di soldati liberi da ulteriori oneri e desiderosi di rilassarsi per qualche ora.
    Privo di qualsiasi indumento, il figlio minore di Leòn LaRoche osservava distratto il paesaggio del vicolo che sfociava in Place des Carrosses. Con le mani appoggiate contro i bordi della finestra, riprendeva fiato silenziosamente.
    -Vice comandante dell'arma a venticinque anni..- ringhiò a mezza bocca, il disprezzo non era affatto celato sul suo viso giovane, eppure già ruvido di folta barba rossiccia.
    -Mio padre non poteva dimostrarsi più ridicolo. Ha sempre tenuto come figlio prediletto Jérome, ma Cristo, dargli così deliberatamente un ruolo del genere..quando non saprebbe nemmeno farsi rispettare da un bambino.- si staccò violentemente dal davanzale, fermando rigidamente le braccia lungo i fianchi, tese e percorse visibilmente da vene che facilmente si mostravano sotto la sua pelle chiara. Con un sospiro attraverso le narici violentemente dilatate si girò verso la giovane prostituta. La guardò qualche secondo come se l'ultima ora non gli fosse affatto bastata per sfogare la sua rabbia. Distolse lo sguardo subito dopo, però, guardando oggetti non importanti, nella stanza, mentre la attraversava.
    -Phèdre non ha potuto nemmeno opporsi, e ora si tiene come vice quell'inutile idiota.- continuò come se parlasse tra sé e sé.
     
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  2. Aurélie Mureau
     
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    Aurélie era quasi totalmente distesa sul letto dalle lenzuola perlacee, umide e disfatte. Era nuda e la sua pelle chiara si intonava al colore delle pareti chiare di quella stanza, così come ai suoi occhi chiari. La sua pancia si muoveva su e giù, più velocemente del solito, mentre un brivido freddo e piacevole le scendeva lungo le gambe.
    Aveva un leggero fiatone, ma sarebbe sparito in poco più di due minuti.
    La stanza, così chiara e splendente rispetto alle altre, era stata assegnata a lei da un tale signor Lefevre e il signore della casa di piacere aveva acconsentito bonariamente al capriccio del nobile, dopo aver ricevuto un gruzzoletto di tintinnante oro, in un sacchetto di tela lavorato a mano.
    La ragazza sorrise appena, sentendo le parole del giovane.
    -Siete sempre così dedito al vostro mestriere, signore, anche in ogni vostro pensiero-
    gli disse, con voce leggera
    -Ho sentito parlare del giovane: pare che sia molto veloce con ogni genere di arma, che sia impulsivo-
    La ragazza ritirò le gambe a sé, verso il petto, e poi decise di sedersi per un momento, mentre guardava il ragazzo e attendeva una sua risposta.
     
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  3. Titien Luc LaRoche
     
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    -E' di cervello, che è lento!- il tono era già abbastanza avvelenato ma fu l'occhiata che le lanciò nel parlarle a rendere la risposta davvero brusca. Ancora una volta il soldato indugiò gli occhi su di lei, seguendone i movimenti nonostante in viso gli si leggesse ancora profondo fastidio, come un bambino a cui è stato tolto un giocattolo.
    -Non ha doti logistiche né il minimo senso del comando. Non è un condottiero e non sa neanche seguire gli ordini. Uno così sta bene tra i malviventi, non nel nostro esercito- Stavolta non guardò Aurélie, nel parlare, semplicemente si avvicinò al letto e sedette con un sospiro. Diede le spalle alla giovane, fissando insofferente davanti a sé.
    -Ti piacciono i tipi impulsivi?- esclamò poi in basso tono duro
     
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  4. Aurélie Mureau
     
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    Lei lo guardò parlare, notò il suo sguardo infuocato e si rese conto che non avrebbe voluto farlo innervosire a quel modo.
    -Dipende in che ambito, signore-
    gli disse sorridendo appena, mentre faceva scivolare le braccia e le mani sul suo torace, in una specia di abbraccio, mentre lui le dava le spalle.
    -Forse dovreste fargli da istrutture...senza che il signorino se ne accorga. Voi siete abile-
     
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  5. Titien Luc LaRoche
     
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    Le palpebre del soldato scesero più lente sugli occhi, nel momento in cui la giovane dai lunghi capelli chiari gli cinse il petto con le braccia. Sotto il viso dai lineamenti ben definiti si indurì la mascella, mentre inclinava la testa di lato con un mormorio basso e più calmo.
    -Io mi limito a seguire i miei ordini..che faccia la figura da idiota che si merita, e con lui mio padre. Se solo fossi io, il maggiore..- soffiò con rancore.
    -Neanche Phèdre riuscirà ad istruirlo...se è il comandante capace che credo che sia, gli metterà una pallottola in testa prima che crei troppi problemi- concluse prima di voltarsi col capo verso Aurélie.
    -Tra poco devo andare. Anche stasera in giro a cercare la ragazzina rapita da quell'omuncolo di Rodomont...non so perché il comandante ci tenga tanto..è solo una bastarda, lo sanno tutti- mano a mano che le dita della sua mano sinistra passavano tra i capelli, poi lungo il viso, poi sul collo e infine sul petto della giovane, le sue parole si facevano più calme, lo sguardo più rilassato
     
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  6. Aurélie Mureau
     
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    Il viso e il corpo della ragazza accoglievano con benevolenza le carezze e lo sguardo dell'uomo; nonostante la sua dedizione alla cavalleria e la sua impeccabile serietà e freddezza del mestiere che si era scelto, era un uomo di animo gentile, questo Aurélie lo aveva sempre pensato. Lo aveva visto sorridere poche volte, spesso lo aveva visto con una ruga di preoccupazione nel mezzo della fronte, con troppi pensieri. Glielo diceva spesso che tutto ciò non gli faceva bene.
    -E' la figlia della donna che ama e non ha alcuna colpa. E' una bambina ancora troppo piccola per gli intrighi di corte-
    gli disse la ragazza, notando con un sorriso leggero che la durezza del volto del soldato si stava sciogliendo. Quando la sua fronte non era corrucciata sembrava quasi un'altra persona.
    -Non dovete avvelenarvi l'animo in questo modo-
    cominciò a dirgli, poi gli lasciò un lieve e lento bacio vicino alle labbra, percependo sulla sua stessa pelle il pizzicore leggero della barba del ragazzo.
    -Se valete, maggiore o minore, dovranno considerarvi. Ci sono molti modi per comandare, pur non essendo vice-comandante.-
    gli disse, riducendo la distanza tra i loro volti e baciando il soldato sulle labbra.
     
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  7. Titien Luc LaRoche
     
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    -Phèdre è un uomo che non si fa mancare di rispetto, eppure non ha ancora ripudiato quella sgualdrina. Amore o no, non si rischia la propria faccia per un bel visetto..- smise di parlare mentre le labbra di Aurélie si avvicinavano alle proprie.
    -Mh..- accennò un sorriso, le sopracciglia impercettibilmente sollevate nel reagire alle parole di lei. Gli occhi chiari del soldato puntarono in alto senza fissarsi su nulla in particolare, incontrarono poi quelli di lei nel momento in cui dischiuse le labbra per assecondare il suo bacio. La mano con cui ancora la carezzava lungo un fianco la afferrò più saldamente, fermandosi dietro la schiena mentre premeva il viso contro il suo.
    -E tu comandi spesso?- domandò sulle sue labbra, spingendola indietro per chinarsi sopra di lei, girato col busto ma ancora seduto sul bordo del letto
    -Io non te lo permetto mai, ma gli altri?- aggiunse con un sorriso lieve. Un ché di sfida brillava nei suoi occhi, la stessa espressione che manifestava inconsapevolmente ogni qual volta si riferisse alla professione della giovane
     
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  8. Aurélie Mureau
     
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    Il sorrisetto a mezze labbra che la ragazza riservò al nobile sarebbe potuto bastare come risposta, ma decise comunque di parlare.
    -Me lo permettono tutti, quando è desiderato; anche voi, signore.-
    gli disse, con il chiaro intento di provocarlo
     
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  9. Titien Luc LaRoche
     
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    -Ah, hai cominciato anche a sognarmi? La cosa mi allieta..- ribatté ironico, mentre scivolava le dita lungo la gola snella e morbida della prostituta. Ne guardava la pelle con sguardo rilassato, quasi ipnotizzato.
    -E' anche vero che avrei tollerato te come vice-capitano prima di mio fratello.- precisò poi con la solita punta di amarezza. Spostò gli occhi in quelli di lei all'improvviso.
    -Hai detto che non l'hai mai conosciuto, vero?- serrò le labbra subito dopo averle fatto quella domanda
    -Non voglio che entri nel tuo letto, mai, sono stato chiaro?-
    Le dita di Titien si attorniarono al collo di Aurélie e probabilmente la giovane ne sentì la leggera pressione. Quando il soldato si alzò di nuovo dal letto, stavolta per raccogliere i suoi indumenti, i gesti erano tornati svelti ma calmi, come al solito.
    -I soldi che può darti provengono dalla stessa borsa dei miei..penso che anche per la retribuzione tu non ti possa lamentare.- una volta sistemata la casacca infilò le brache, allacciandole alte sulla vita.
     
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  10. Aurélie Mureau
     
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    Uomini: non importava se fossero poveracci, borghesi, mendicanti o nobili. Quel tipo di onore che il signor LaRoche stava ostentando lo avevano tutti, almeno tutti quelli che lei aveva incontrato.
    La ragazza fece scorrere le dita sul vestito leggero e verdastro che aveva indossato la mattina
    -Rifiutare uno dei figli di Leòn LaRoche sarà semplice-
    gli disse, con ironia, son tono lieve
    -E apprendo con piacere che anche voi dovete sognarmi, se mi fate questa richiesta-
    aggiunse, afferrando alla fine il vestito e indossandolo, senza allacciare la lunga cinta dietro la schiena: sarebbe stato inutile.
     
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  11. Titien Luc LaRoche
     
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    -Non è una richiesta. Pretendo di non sentire la traccia di mio fratello sul tuo corpo, non significa che mi interessi di te.- replicò piccato dalle parole della giovane.
    La osservò vestirsi mentre ancora si sistemava i legacci della giacca dell'uniforme.
    -Come fai non mi interessa..digli che sei occupata..ci sarà un'altra che gli potrai proporre.- borbottò sistemando la cinta attorno alla vita.
    -Pare che stasera ci sia una festicciola nel quartiere dei miserabili. Chissà che non trovi qualcosa di interessante durante la ronda.- sospirò tornando allietato, probabilmente dal pensiero di qualche arresto che avrebbe alimentato la sua ambizione.
     
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  12. Aurélie Mureau
     
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    Faceva presto lui a pretendere; d'altronde era una sua prerogativa, visto il cognome che portava.
    Avrebbe comunicato il tutto al suo datore di lavoro, per non doversi trovare nella scomoda posizione di rifiutare un LaRoche lei da sola: il soldato Titien non aveva completamente torto su suo fratello. Quello che aveva non gli bastava mai, se voleva qualcosa, la otteneva e basta, non importava come. Questo tipo di comportamento era solito, tra le alte fasce, ma il giovane vice comandante sembrava essere incurante e spietato molto più di alcuni altri.

    Titien parlò della festa e Aurélie si risvegliò dai suoi pensieri: in cuor suo sperava che nessuno di quei poveracci venisse toccato, nonostante il rispetto che avesse nell'uomo che aveva di fronte.
    -Fate attenzione, allora, mio signore, Quando sono in gruppo sono più forti; anche se immagino che per voi non faccia tanta differenza.-
    gli disse, con un lieve sorriso.
    I suoi pensieri andarono a suo nonno, da solo, nella sua piccola casa in mezzo alla boscaglia secca. Qualche volta andava a fargli visita e lui gli raccontava delle sue idee per raggirare il potere dai ricchi ai poveri, dagli spreconi ai lavoratori, idee che non avrebbero mai preso vita. Gli raccontava di sua nonna, di come vivessero bene insieme, di come a ogni anniversario della sua morte, lui passasse la giornata a parlare con lei, non davanti alla sua tomba, "E' un pezzo di pietra incisa, non può sentirmi mica!" le diceva. Allora andava vicino al fiumiciattolo, dove la nonna lavava sempre le lenzuola; solo lei sapeva farle splendere di un bianco puro. Era solo un povero, dolce vecchio, Aurélie sperava ogni giorno che non gli facessero del male.
     
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