13 novembre 1722

smeciatissima

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  1. Luthièn Sejan
     
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    Due corte gambette e un vestitino giallino appena stracciato in fondo apparivano da dietro un grosso libro marrone, che raccontava favole e sul quale vi erano delle figure di principi e draghi: dei classici insomma. La bambinetta faceva scorrere i suoi occhioni verdi sulle righe piene di parole e di avventure, senza staccare mai lo sguardo dal libro, neanche se sentiva qualcuno entrare dalla porta della biblioteca o se udiva lo stesso César passargli davanti e mettere in ordine la sua scrivania personale.
    -Luthièn...Luthièn!-
    -Mh-
    -Va fuori a giocare-
    -Voglio finire il libro-
    César non diceva nulla alla bambina, perché gli faceva onore essere il maestro di una ragazzina così diligente e avida di sapere e leggere.
    -Come vuoi, come vuoi-
    esclamò l'uomo sorridendo appena
    La bambina voleva finire il libro: non le quadrava molto bene che in ogni storia ci fosse un principe pronto ad affrontare tanti pericoli per una principessa che neanche aveva mai visto, ma della quale era già innamorato...e poi non avevano mai paura? Lei ne aveva anche quando il fratello Raoul gli faceva degli scherzi stupidi.
    E vissero tutti felici e contenti...anche quella fine la convinceva poco.
    -César?-
    -Sì?-
    -Ma perché tutte le favole finiscono con quella frase?-
    -Quale frase?-
    -Quella dove tutti vivono felici e contenti-
    -Perché le favole si leggono da bambini e non si può mostrare la negatività della società già ad un bambino, sarebbe inappropriato-
    -Negatività della società?-
    -Sì...ehm...le cose brutte degli uomini di questi anni-
    -Aah-
    in quel modo Luthièn imparava molte parole nuove, anche se a volte intrigava i significati
    -Ma quindi, quando...-
    -Buongiorno César!-
    -Buongiorno a te, Damien-
    un ragazzo abbastanza alto e con l'aria da monello aveva appena varcato il grande portone della biblioteca e in quel momento stava salutando Cèsar con fare allegro e vivace. La bambina lo guardò quasi rapita dal suo sguardo cristallino; le piacevano tanto gli occhi azzurri, come quelli di suo padre.
    -E tu sei?-
    la domanda del ragazzo risvegliò la bambina come da un sogno, ma non gli rispose e puntò lo sguardo di nuovo sul libro
    -Ehi!-
    Damien poggiò una mano sopra la testolina della bambina, mentre quella aggrottava la fronte, esibendo un'espressione torva dopo aver sollevato lo sguardo, anche quando il palmo della mano di Damien toccò i suoi capelli
    -Non parlo con gli sconosciuti-
    disse risoluta la bambinetta, riabbassando gli occhi sul libro.
    Il ragazzo sollevò entrambe le sopracciglia e rise, prima di andare da César e discutere di un fatto che riguardava certe armi, delle quali a Luthièn interessava poco e niente.
    -Damien, ti ho detto tante volte di non impicciarti tanto di queste cose...-
    la bambina sentì Cèsar rimproverare il ragazzo ed alzò di poco gli occhi dal libro, guardando sottecchi il ragazzo.
    -Ma non sono un bambino!-
    si lamentò Damien
    -Che hai contro i bambini?-
    la bambinetta aveva definitivamente alzato gli occhi dal libro, esibendo un'espressione offesa e corrucciata, con le labbra increspate e la fronte corrugata.
    Damien la guardò sorpreso, concluse di parlare con Cèsar e si diresse verso la bimbetta imbronciata.
    -Niente-
    -Non è vero-
    -Ce l'ho solo con quelli che non mi dicono come si chiamano-
    Damien passò la punta del dito sul naso della bambina, la quale subito dopo, si passò le sue piccole mani sul viso, come per cercare di cancellare il tocco del ragazzo.
    -Però tu sei anche un po' antipatica-
    Damien si piegò sulle ginocchia per poterla guardare sul viso
    -Non è vero! Tu sei cattivo!-
    la bambinetta scese di corsa dalla sedia e andò a rifugiarsi dietro l'ampia veste di Cèsar
    -Luthièn su, sta buona...sembra cattivo, lo so che lo sembra, ma in realtà non lo è-
    disse César, non staccando lo sguardo dallo scaffale che stava mettendo in ordine
    -Ah ti chiami Luthièn allora?-
    chiese intanto Damien, sorridendo divertito, mentre notava che la ragazzina faceva di tutto per evitare il suo sguardo; la bambina mugugnò.
    -Immagino sia un sì-
    Damien rise e salutò entrambi con un cenno della mano, dirigendosi verso l'uscita della biblioteca
    -Non ti preoccupare Cèsar, mi raccomando-
    aggiunse, vicino al portale di uscita-entrata
    -No, per carità, non mi preoccupo mai-
    disse ironico l'uomo, scuotendo la testa e cominciando a borbottare un discorso sulla gioventù e tirando in ballo un certo "Catilina"
    -...ah...ah ah, Damien un momento, fammi un piacere dato che ho da fare molto, porta a casa Luthièn, non vorrei che arrivasse tardi-
    -Nooo!-
    -Luthièn avanti, non ti mangia mica-
    -Non voglio!-
    -Va, va da lui, su-
    la esortò, dandogli una spintarella sulle spalle, mentre quella si dirigeva un po' arrabbiata verso il ragazzo....gli stava antipatico!
    -Ehm...sì, ma dove la devo accompagnare?-
    chiese Damien passandosi una mano dietro la nuca
    -Casa Sejan-
    rispose César, sicuro che Damien sapesse dove si trovasse
    -Sejan? Dovrò fare i complimenti al padre-
    disse, considerando il numero di figli che avevano avuto.
    I due uscirono dalla biblioteca subito dopo e Damien notò quanto fosse divertente il visino arrabbiato di quella bambina, tanto che gli venne da ridere.
    -Che c'è?-
    chiese la bimba, camminando con aria afflitta
    -Sei molto divertente-
    ammise, scompigliandole poco i capelli, mentre quella si lamentava un po'
    -Sei troppo piccolo per le armi-
    disse la bambina, causando stupore e poi una forte risata a Damien
    -Ma senti chi parla!-
    disse, poggiandole una mano sulla testa
    -Non le voglio le armi, io-
    aggiunse la bambina, spiegando bene ciò che intendeva dire precedentemente
    -Però sei piccolina...no?-
    domandò Damien, curioso della risposta
    -Non tanto-
    rispose lei, orgogliosa, mentre il ragazzo sorrideva, abbassando il capo e risollevandolo subito dopo, divertito.
    Il terrenno era tutto pieno di radici nodose ed intricate e si faceva fatica a camminare bene, soprattutto se si avevano gambette corte come quelle della bambinetta; infatti Luthièn cercava in ogni modo di passare nei punti dove le radici erano meno fitte e alte.
    -Qualche problema?-
    chiese il ragazzo, gentile e sorridendole. La bimba negò.
    -Va bene...-
    Damien continuò a camminare davanti alla bambina, guardandola e controllandola con la coda dell'occhio
    -Damien aspetta!-
    piagnucolò la bambina.
    Damien rise e guardò la bambina affettuosamente, prima di prenderla in braccio e posizionarsela sulle spalle
    -Stai comoda?-
    le chiese allegro; le sembrava di aver appena adottato una sorellina
    -Sì-
    annuì la bambina ridendo e dimenticandosi che per lei Damien era antipatico pochi minuti prima.
    Il ragazzo sollevò la testa per guardare la bambina e notò che rideva felice
    -Allora non sono più uno sconosciuto eh?-
    -No...ti ho conosciuto-
    -In questi due minuti?-
    -Sì-
    -E se fossi cattivo?-
    -César ha detto di no-
    -Credi a lui così tanto?-
    -Sì-
    disse la bambina, mentre dava un live colpo con la mano sulla testa di Damien
    -Luthièn, guarda che ti butto nel fiume-
    mugugnò quello, anche se sorrideva
    -No!-
    la bambina cominciò ad agitarsi sopra le spalle di Damien
    -Sta ferma, scherzavo!-
    le disse prima di farla scendere: il paesaggio e il terreno erano tornati agibili
    -Mano?-
    disse Damien, porgendola alla ragazzina, che la accettò sorridente e un pochino imbarazzata
    -Insomma siamo amici noi due?-
    chiese di nuovo Damien divertito, mentre vedeva in lontananza la casa della bambina, inconfondibile tra quegli alberi
    -...va bene-
    consentì Luthièn, trotterellando dietro al ragazzo...forse capiva perché le principesse si innamoravano dei principi solo guardandoli una volta...


    in realtà c'era anche la seconda parte ma insomma, non mi andava di scriverla image
     
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